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SERIE A PRONTA A VENDERSI L'ANIMA pur di ripartire: tamponi ogni tre giorni, positivi da trattare come semplici infortunati

Ecco quali sono, nel concreto, le "cessioni" della Serie A sul protocollo e quali invece le pratiche su cui i club non vogliono trattare

ROMA - Ora è ufficiale: la terza versione del protocollo sanitario per la ripresa dell'attività agonistica redatto dagli esperti della FIGC è sul tavolo del Governo.

Il testo, già rimbalzato due volte dai componenti della task-force governativa sull'emergenza coronavirus, è nella sua versione defintiiva: dentro o fuori.

Sono quattro i punti salienti proposti dai medici sociali della Serie A, due di questi sono delle forzature evidenti rispetto a quanto chiesto dagli uomini di scienza al servizio dell'esecutivo nazionale: annullamento del ritiro obbligatorio precedente alla ripresa e annullamento della quarantena obbligatoria per tutta una squadra eventualmente raggiunta dal virus con un suo calciatore.

Sostanzialmente la Serie A chiede che ogni calciatore positivo venga considerato "infortunato" per il turno successivo, senza fermare l'attività di tutta una squadra. Si rischierebbe, altrimenti, una sorta di corsa ad eliminazione con squadre tagliate fuori dal campionato e costrette a non giocare più per un contagiato.

I due temi su cui gli staff sanitari della A hanno invece "ceduto" sul protocollo sono quelli legati ai controlli sanitari, sostanzialmente accettati nella loro cadenza: tamponi ogni quattro giorni e test sierologici ogni tre.

Per ogni tampone "sprecato" per gli atleti la FIGC, d'accordo con le leghe professionistiche, ne acquisterà una dotazione identica da distribuire alle ASL ai "normali" pazienti.

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